La sindrome dell’impostore
Leggendo questo titolo si possono immaginare molte cose. Personalmente ho trovato curioso e intrigante chiamare una modalità di pensiero e ragionamento che accomuna molti di noi in un modo così esplicativo, diretto. Alla fin fine non c’è niente di male nell’aprire gli occhi alle persone utilizzando anche delle parole meno cliniche come “impostore”.
La domanda adesso è: chi è l’impostore?
La risposta? NOI!
L’impostore siamo noi, o meglio alcuni nostri processi di pensiero! Quando lavoriamo sodo e otteniamo un risultato credendo di aver avuto solo fortuna, quando siamo competenti e non ci riconosciamo tali ma anzi tendiamo a vederci come truffatori. Siamo impostori che pensano di essere scoperti, quando qualcuno ci riconosce un risultato tendiamo a pensare “sapessi come sono in realtà…!”
Russ Harris spiega questo fenomeno come il risultato di un’attenzione riposta non tanto al fatto concreto (il lavoro fatto bene) quanto al proprio pensiero (“tutti si accorgeranno che non sei capace, hai solo fortuna”). Dietro questa modalità di pensiero si cela insicurezza, paura di sbagliare, timore di deludere il prossimo e possibilmente molto altro ancora.
E quindi che fare?
Questi pensieri sono normali e comuni, ciò che non dovrebbe essere comune è il rilievo che tendiamo a dar loro, la nostra fede cieca in ciò che talvolta la mente ci suggerisce rischia di affondarci e portarci fuori strada.
Riconosciamo valore alle cose che facciamo, riconosciamo i risultati che otteniamo e riconosciamo i nostri pensieri come semplici insiemi di parole. È pur vero che la maggior parte dei nostri pensieri non sono certo scelti da noi ma possiamo scegliere quanta attenzione dedicargli e riconoscere se ci sono utili o meno. Certo non è facile, ma vi assicuro che è fattibile con una buona dose di esercizi ed attenzione a se stessi.
Dott.ssa Anna Maria Zamponi